Il 25 novembre si è celebrata la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ma cosa significa violenza di genere e quindi violenza sulle donne? Nella convenzione di Istanbul del 2011 si legge: per “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.

La Convenzione citata rappresenta a livello internazionale il primo strumento giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo a tutela delle donne di tutto il mondo contro qualsiasi forma di violenza. In Italia i dati ci dicono che ogni 3 giorni una donna muore per mano di un uomo; nella maggior parte dei casi si tratta della mano del marito, compagno, fidanzato o ex. Purtroppo sembra che le relazioni uomo-donna diventino sempre più conflittuali e caratterizzate da fattori di tipo culturale legati al predominio dell’uomo sulla donna, al possesso, all’idea del “mia o di nessun altro”. Nei primi dieci mesi di quest’anno sono state 95 le donne uccise.

Di recente approvazione in Italia, il Codice Rosso prevede un’accelerazione nell’ascolto della donna dopo la denuncia sporta ed una serie di nuovi reati che indicano una maggiore attenzione nei confronti del fenomeno. Importanti novità riguardano i danni del maltrattamento sui minori, ovvero sui figli che in famiglia assistono a liti, discussioni continue e subiscono insieme alle madri umiliazioni indicibili. Risulta essere di particolare importanza la tutela dei minori poiché, chi opera con le vittime di violenza, tocca con mano quanto il contesto di provenienza fornisca un copione negativo che, verrà riprodotto in età adulta, quando non viene interrotta la spirale della violenza. Altri reati vengono introdotti nel testo come “lo sfregio del viso”, “il revenge porn” ed alcune maggiorazioni di pena per reati specifici.

Tuttavia quello che i centri antiviolenza e le operatrici del settore tengono a sottolineare è l’importanza della prevenzione oltre che della repressione. La sensibilizzazione sul tema rivolta soprattutto ai piccoli e ai giovani, l’educazione ai sentimenti, al rispetto reciproco e al rispetto delle differenze rappresentano antidoti efficaci contro la violenza. I centri antiviolenza, presenti in tutta Italia ed anche nella nostra Provincia, come quello gestito dalla cooperativa Diaconia “Mai più ferite”, sono luoghi di ascolto, di protezione, supporto e soprattutto luoghi di assenza di giudizio, che tentano di aiutare le donne ad allontanare il senso di colpa ed uscire dal buio.